Da qualche tempo hanno inventato questo gioco del trenino. Loro come due vagoni, attaccati uno all’altro e carichi di risate, viaggiano per casa in velocità. Alla fine della corsa, si buttano a terra. Forse tra 5 minuti si faranno male. Senza forse. Eppure la mia vita mi sembra tutta racchiusa in questa foto: ogni cosa è completamente mossa mentre loro appaiono fermi. Il mio punto fermo. Il mio punto fermo mentre tutto gira, crolla, si muove veloce, a volte contro. Spesso contro. Il quotidiano sempre di corsa, le cattive notizie puntuali, le emozioni che travolgono, il vento in faccia, il lavoro in ritardo, certi inizi che non ingranano e certi altri su binari sbagliati. Tutto gira, a volte deraglia. Non lo puoi controllare ma nemmeno stare fermo a guardare.
Non c’è giorno che Claudio non faccia il suo gioco preferito: girare e girare, girare girare… finché non gli gira la testa. E cade. Spesso i loro giochi finiscono culo per terra. E ridono. E allora ho provato a fare questo gioco con loro. Giravo e giravo, braccia alzate e testa indietro. È favoloso. È un gioco di ebbrezza e libertà. Grazie a loro sono così, un’ubriaca senza vino. Mi gira la testa, sono confusa, sono felice e sono stanca. Sono ubriaca e sopra ogni cosa vorrei dormire. Tutto gira, ma se voglio giro anch’io. Culo a terra e testa all’aria.
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