Col senno di poi, una cosa non è cambiata in questi primi anni di maternità. La convinzione che “fare” un figlio è una rivoluzione. E scusate se uso questa espressione che io stessa non amo. Un figlio non si fa, si ha. È un dono. Ma per una volta la scelgo perché non mi riferisco al cambio di abitudini, al quasi azzeramento della vita sociale e via dicendo. Intendo il miracolo di assistere a una persona che cresce sotto i nostri occhi, e che anche tramite i nostri occhi impara a conoscere e poi cambiare, a suo modo, questo mondo.
Col senno di poi, tutto il resto è cambiato.
Il mio essere donna, per esempio. Col senno di poi sto scoprendo la mia femminilità. Mi piace sentirmi più donna, anche se ancora non riesco a mettere il rossetto e ogni tanto mi forzo un po’ con smalti appariscenti. Salvo camminare con la convinzione che tutti pensino: guarda quella bagascia con quello smalto appariscente. Col senno di poi, la minigonna mi dona sempre. Col sonno di prima, avevo occhi grandi e ciglia lunghe che ora posso ammirare nei miei figli. A me restano due grandi occhiaie.
Col senno di poi, quando hai due bimbi piccoli è un’impresa incontrarsi con gli amici, anche se pensavi che a te non sarebbe mai successo. La realtà è che se devi uscire e passare la serata a rincorrere i bambini o essere interrotta ogni due parole, allora meglio stare a casa. Loro giocano e tu parli. Se sei fortunata, anche di un argomento diverso dalla loro cacca o dall’inserimento a scuola. Col sonno di prima si faceva tardi, col senno di poi però le conversazioni più intime sono quelle notturne via whatsapp con i tuoi amici più veri, anche loro affetti da figliochedormepochite. Col sonno di prima si dormiva, col senno di poi si sogna: vedere i nostri figli giocare insieme dà la sensazione che sì, l’amicizia può essere eterna.
Col senno di poi, è stato un bene essere licenziata in questo momento storico. I miei figli hanno particolare bisogno di me. Certo, potrei scriverne mille di articoli se solo dormissero come si deve. Perché col sonno di prima studiavo e lavoravo fino a tarda notte, mi bastavano poche ore ma buone. Ora non mi basta mai. Col senno di poi, verrà il momento (forse troppo presto) in cui mi riprenderò i miei spazi professionali e personali.
Col sonno di prima, giuro, ne avrei fatti dieci di figli. Ma così, due al galoppo, più che una rivoluzione sono un colpo di stato. Sicuramente di stato mentale. Col sonno di prima mio marito ed io litigavamo pochissimo. Facevamo invidia a molti, e noi sì, ci sentivamo invincibili, al limite tra l’orgoglio e la vergogna. Col senno di poi, no, altri non ce l’avrebbero fatta al posto nostro. Discutiamo di più, dobbiamo ricalibrarci molto più frequentemente. Nuove regole di gioco, molto più flessibili. Perché la privazione del sonno è uno strumento di tortura e i nostri figli ci hanno portato a Guantanamo. Col senno di poi, non siamo invincibili, ma siamo lottatori. Col sonno di prima, del resto, io gli dicevo tante più volte ti amo, e lui diceva tante parolacce in meno. Ma nel silenzio di uno sguardo ci si ritrova sempre gli stessi cazzoni di un tempo. Quelli che più di ogni altra cosa sanno ridere insieme.
Una risata ci seppellirà. Se la stanchezza non la batte sul tempo.
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