alzheimer_wm
Cosa dice mamma, Cosa fa il mondo

Alzheimer, padre mio madre io

Vorrei tenerti sempre così, stretto tra le mie braccia e questo istante. Con le forze tutte concentrate in un abbraccio. Senza pesi, senza pensieri, senza responsabilità. Guardami, siamo vicini, siamo alla stessa altezza, io non sono nulla più di te e certo non sono nulla senza te. Semplicemente non sarei, senza te.
Ti guardo e mi chiedo cosa pensi. Cosa sogni, hai paura? Cosa vorresti da me per il tuo futuro? Non conosco parola più grande. Futuro, troppo grande. Preferisco la visione parziale che ogni giorno mi restituisce di te. Ogni giorno diverso. Ieri eri mio padre, oggi ti sono madre.

Oggi sono io a prendermi cura di te. Ti lavo con dedizione, ti prendo due vestiti, scegli tu quale indossare. Cerco di darti indipendenza, ma metto la casa in sicurezza. Taglio il tuo cibo e metto via il coltello. Accendo la radio perché ci sia musica nella tua vita ma abbasso il volume perché nulla ti spaventi. Ti insegno il nome delle cose. Non importa quante volte. Questo è un lavandino, puoi lavarci le mani. Questo è un water, non lavarle qui. So che è incerto il tuo passo, non è facile camminare quando è buio e il pavimento trema sotto i tuoi piedi. Cammino al tuo fianco, ti tengo la mano.

Non spaventarti davanti allo specchio, lo so, è una persona che non conosci, non sai il suo nome, e neanche il mio. Impareremo insieme chi siamo diventati. Avremo paura insieme. Io non sono preparato, ma neanche tu lo eri quando sono nato. Hai assistito ogni giorno a una mia conquista, ti assisterò ogni giorno quando perderai una competenza. E qualcuno assista me, perché la mia rabbia si calmi, perché la mia rabbia non tocchi te. Tu non sei la tua malattia.

Ma tu arrabbiati pure, con me quando sbaglio, con quel quadro che si muove, con la polvere che vicino alla finestra ti ronza nella testa come uno sciame d’insetti. Il mio mondo non è migliore del tuo, ma tu in quel mondo sei solo. E allora arrabbiati pure, appoggiati a me quando il pavimento scuro ti sembra vuoto, metti il cappotto anche d’estate. La solitudine è profonda, la solitudine è fredda. Ci vuole luce, ci vuole calore. La luce di un figlio, il calore di madre.

Con ammirazione e orgoglio, dedicato a Michele e Simone che hanno dato nuovo nome alle cose e nuovo volto alla famiglia.

Ps: Questo post è nato dopo un percorso multisensoriale realizzato a Bisceglie (Bari) per fare esperienza di avvicinamento al malato di Alzheimer. Il progetto è diventato itinerante, se lo trovate nella vostra città, fatelo. In Italia ogni dieci minuti una persona perde la memoria. A voi basteranno dieci minuti di percorso multisensoriale per ricordare il senso della vostra vita. Un grazie speciale all’Associazione Alzheimer e tutte le persone che non ci lasciano soli.

L’immagine è tratta dal libro “Case” di Chiara Di Palma (Il gioco di leggere edizioni)

Previous Post Next Post

You Might Also Like

No Comments

Leave a Reply