Si diventa madri in molti modi. Per amore o per caso, di parto naturale o di parto per adottare, per convinzione, per convenzione. Certo è che se hai un figlio tra le braccia, è nato per una botta di culo. Sinceramente dico, ho nel curriculum tre gravidanze e due figli, so bene che nascono anche solo con una botta in senso biblico. Ma culo ci vuole, e pure tanto. Il punto è che conosco donne che sono madri, madri e basta. Pure senza figli.
La mia è diventata madre senza mai essere stata figlia, e tuttora mentre cerca quell’affetto filiale è madre in ogni cosa che fa. Non solo con me, è madre quando è al fianco di sua sorella, è madre quando cucina per chi non ha tempo, è madre quando ricama un asciugamano per bambini che ama, anche se non fanno parte della sua famiglia.
Si diventa madri in molti modi. Ma io parlo dell’essere madre. Che non ha nulla a che fare con l’anagrafe. Le mie sorelle (di cuore accordato) sono diventate madri quasi contemporaneamente alla nascita dei miei figli. Quando nasce un bambino è sempre una storia di famiglia, non solo di mamma e papà. Però entrambe sono madri ben prima e ben oltre i loro figli di pancia.
Perché si può essere madri persino con la propria madre, o il padre, quando ha bisogno di sostegno. Si può essere madri quando si va in giro per il mondo a educare a forme altre di maternità, quando con le proprie parole si allatta un mare di figli orfani di affetti, di radici, di vita e di terra sotto i piedi.
Si può diventare madri di figli disabili ed essere madri di mille battaglie. Morire a ogni alba per un peso troppo grande, rinascere a ogni tramonto per le piccole cose leggere, che non hanno peso ma hanno valore.
Conosco madri che hanno perso i loro figli, per scelta o per fatalità ma sempre per dolore, eppure li ritrovano in ogni angolo della loro vita. E madri che ancora li stanno cercando, madri con travagli lunghissimi. Madri che camminano nel buio mentre vorrebbero solo dare alla luce.
Conosco madri che sono, nelle case, nelle corsie d’ospedale, nelle scuole, nelle librerie, nei conventi, nelle associazioni di volontariato. Madri che sono, pure senza figli. Perché figlio è il mondo di cui si prendono cura.
L’immagine è tratta dal libro “Polline. Una storia d’amore” di Davide Calì e Monica Barengo (Kite edizioni)
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