Di mille momenti che mi tornano in mente a proposito di questo lungo, faticoso anno, uno al centro. Una chat. E per quanto possa sembrare futile, capisco il perché. È stato indubbiamente il momento in cui mi sono sentita più fragile, perduta, fallibile.
L’anno è compiuto e a me è sembrato spesso di non essere abbastanza. Come moglie, come figlia, come amica. Come madre. Ho donato ai miei figli la maggior parte di me, del mio tempo e del mio spazio, e di questo sono felice perché vivono un’età speciale che mi fa desiderare di goderne ogni attimo. Ho donato loro la mia presenza e loro mi hanno regalato un bellissimo presente. Perché i figli, credo, sono il nostro presente molto più che il nostro futuro. Ma nel passato di quest’anno ho sofferto molto i miei errori.
“Sì, sbagliamo, e ogni errore è un simbolo, una poesia da decifrare”, mi ha scritto mia sorella quel giorno. “E sai come si fa a disarcionare il senso di colpa? Pensando che in fondo è una forma di egocentrismo. Non possiamo crederci così importanti da pensare che tutto dipenda da noi”.
“Ah ecco – le ho risposto – quindi sbagliamo sempre e non siamo importanti!”. Spesso il sarcasmo mi aiuta a uscire dall’impasse. E pure ragionare sulle parole, sbagliamo, in effetti, è una parola fatta di sbagli e pure di amo. Non che si sbagli per amore, questo non lo credo. È un alibi. Sbagliamo per lo più perché accecati da un istinto, da un desiderio, o perché non uno ma più anni col loro passato pesante ci deviano il pensiero. Un po’ come quando, un pomeriggio, Davide piccino non voleva fare merenda e un’amica provò a dirgli: “Dai, mangia la mela, mamma l’ha tagliata con amore”. “E no – rispose lui – l’ha tagliata col coltello”. Ecco, a volte a pensare all’amore ci perdiamo l’evidenza dei fatti.
Ora, sarei masochista se mi augurassi di sbagliare nel prossimo anno, è comunque certo che lo farò. Mi auguro tuttavia di vedere i miei errori, di saperli lasciare isolati, di sapermi raccontare anche alla luce di essi. Fallibile, senza dubbio, ma umanamente piena di dubbi. Che il mio limite non sia un punto d’arresto ma un posto di lancio. Mi auguro di vedermi, poi, non solo quando sbaglio ma anche quando sono forte, quando affronto qualcosa come nessuno perché nessuno è come me. Che non sarò importante tanto da far andare le cose come voglio, ma sono importante per alcune persone.
Le persone, questo è l’augurio più bello che possa farmi. Di godermi i miei figli, la mia famiglia tutta, gli amici che sono famiglia e quelli che sono compagni di vita. Ne ho incontrati di veramente speciali quest’anno e mi auguro di saperli tenere a me. Di non perderci di vista, e nemmeno di tutti gli altri sensi.
Posso già dirlo, presa dai progetti, dai sogni e dal mio meravigliosamente intenso presente, non sarò abbastanza per voi. Ma va bene così. Perché, in effetti, spero di non bastarvi mai.
L’immagine è tratta dal libro “I cinque malfatti” di Beatrice Alemagna (Topipittori)
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