Amore, dai, guariamo in fretta che tra qualche giorno è Pasqua e poi c’è Pasquetta, e magari facciamo una gita con gli amici! Ma a me non piace la Pasqua, è brutta! – mi ha risposto Claudio – Perché muore Gesù Bambino.
D’istinto gli ho risposto che poi risorge. Un attimo dopo ha preso il sopravvento il mio realismo, lo stesso che alla domanda su dove siano i nonni non mi fece rispondere “in cielo”. Hai ragione, gli ho detto. Siamo tristi quando le persone muoiono. Ho pensato, così, alla Pasqua in senso laico.
Ho pensato alle nostre morti. Non solo quelle delle persone che amiamo. Ma al nostro personale sentirci morire. Al nostro essere, talvolta, perseguitati, umiliati, traditi, giudicati, messi in croce. Non sto ereticamente paragonando noi a Cristo. Piuttosto, quella è la sua vita terrena, quella in cui fa esperienza dell’essere uomo. È lui che vive sulla sua pelle ciò che viviamo noi.
Non tutti siamo Cristo che risorge. Non tutti abbiamo la forza di ribaltare una pietra tombale. Soprattutto, non tutti abbiamo l’ardire di tornare in pace tra la gente che ci ha traditi e umiliati. Ma alcuni sì, alcuni risorgono, anche una volta al giorno. Affrontano la croce e le bende e il macigno e il ritorno. E qualcuno non ci crede, qualcuno è stupito, qualcuno ne ha paura. Ma è così, si può risorgere. Che siamo cattolici o laici, buddisti o musulmani, evangelici o atei. Comunque si creda, possiamo credere nella nostra risurrezione terrena. Che richiederà tempo, lo stesso Cristo aspettò il terzo giorno. Richiederà coraggio. Ma poi sarà luce, sarà vita.
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