Chiudere un porto per chiudere una porta. Un varco. Una possibilità. A persone, persone come noi. Bambini come i nostri. Bambini che nella traversata perdono i genitori, o la vita. Certamente l’innocenza, la beata tenerezza. Bambini spaventati. Ché a volte la vita fa paura, persino a 3 anni.
Oggi cerco umanità, tra le righe dei giornali. Di un Paese dove il Ministro dell’Interno non è capace di guardare al confine. Al con-fine. Ovvero è capace di vedere solo il limite, il proprio. Senza scorgere ciò che si condivide. Lo stesso fine. Decretando la fine, per taluni più sfortunati. Non è la prima volta che al nostro vice-Presidente fa difetto il guardare. Straniero non è strano. Diverso non è meno.
Potremo anche parlare lingue differenti ma non saremo sconosciuti se sapremo guardarci. Come guarda un bambino. Scorgo umanità in un disegno di Davide. Se stesso vestito da poliziotto, e un piccolo Supermario con la pelle nera. Accanto a lui. Mano nella mano. Non c’è bisogno di essere supereroi per imparare ad accogliere. Non ci vogliono superpoteri, né convenzioni internazionali, né codici di navigazione. Per accogliere basta uno sguardo.
Chiudere un porto per chiudere una porta. Un varco. Una possibilità. Un attracco dopo la deriva. Un attacco dopo la difesa. Una resa. A spesa degli innocenti. Perdenti, tutti noi, di umanità, di giustizia, di senso. Quale senso, quale direzione. Nessuna commozione, nessuna emozione. Nessun dolore. Solo annebbiamento, accecamento. Come quando si annega.
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