Qualcuno mi ha detto “brava” per averti salvato. Onestamente continuavi a cadere dal marciapiede sulla strada, a rischio di essere schiacciato, e piangevi. La tua mamma arriverà a momenti, ho pensato. Ho rassicurato i bambini. Dopo ore, eri di nuovo sulla strada, piangevi forte, disperato, piangevi di vita. Come potevo non accogliere quel grido?
Niente animali, ci eravamo ripromessi, non ora. Non è il momento. Tu ci hai insegnato che quando un cucciolo chiama, quello è il momento. Tutti ci hanno messo in guardia: è troppo piccolo, è delicatissimo, le prime settimane sono rischiose per un gattino senza mamma. Dopo la prima carezza, eravamo persi. E carezza dopo carezza, ecco cosa abbiamo imparato.
1. Ci sono presenze che possono insinuarsi anni nella nostra vita e lasciare briciole. A te sono bastati tre giorni per farti amare immensamente.
2. La tenerezza, che sentimento meraviglioso. Il tuo musetto, la tua fiducia.
3. Siamo troppo stanchi per un neonato in casa, per questo non avevamo bisogno di dimostrazioni. Porca miseria, che fatica tornare a non fare la pipì, preparare poppate ogni due ore, fare i turni la notte.
4. I bambini. Credo sia stata una bella esperienza per loro. Imparare il valore della cura di una creatura, di qualunque razza. L’impegno, la dedizione, l’amore.
5. La fretta di Davide di vederti appena tornato a casa, il bacino volante di Claudio prima della nanna.
6. Noi. Complici, maledettamente sfatti, e preoccupati, ansiosi per la responsabilità di questa tua vita così fragile. Eppure sempre complici.
7. Il tuo nome. Patronus. Volevamo ti proteggesse, ma è difficile evocare un ricordo felice quando hai tre giorni e sei stato abbandonato. Mi sono chiesta se fosse il nome giusto.
8. Il peluche. I bambini hanno voluto regalarti un loro gatto peloso identico a te, piccolo eh, ma un gigante in confronto ai tuoi pochi centimetri di infinita dolcezza. L’hai abbracciato e stretto, ci hai dormito accanto, nella stessa posizione culo all’aria o con la testa sotto quella che sarebbe stata la pancia, fosse stata la tua mamma.
9. Uno potrebbe dire: come fai a essere così innamorata e così triste per un gatto, per un gatto che è stato con te solo tre giorni. Uno potrebbe dire… ma solo se non ha mai provato l’ondata che ti travolge quando qualcuno entra nella tua famiglia.
10. Oggi. Uno strazio, la tua agonia. L’apatia, il rifiuto del latte, il respiro via via affannoso. E il saluto dei bambini. Tra le lacrime mie e di Claudio, ti abbiamo salutato. Tra gli sguardi di Marco e il silenzio di Davide che non smetteva di accarezzarti. Che dolci, che coraggiosi, i miei bambini. E generosi: il peluche lo porti via con te. Il ricordo della tua mamma.
Sì, era il nome giusto perché francamente, Patronus, eri un Incanto.
2 Comments
Una scelta coraggiosa e ‘giusta’ quella di adottare una piccola creatura, un micio che, in assenza della mamma, ha poi preso un’altra strada. Ma quanto Amore in questa esperienza! Ecco, vi auguro di scegliere di ricordare tutto il bello di questo vissuto e, un domani, accogliere in casa un gatto, magari un pò più grande, un trovatello in cerca di famiglia. Quando mia sorella piccola incontro Michelle decise che l’avrebbe adottata e, nonostante le prese di posizione contrarie di mamma e papà, Michelle entrò in casa nostra. E furono 14 meravigliosi anni d’amore. Indimenticabili …
Grazie, Fabio! Degli auguri e di questo tuo ricordo.
Sì, è decisamente Amore il nome giusto per queste storie.