Nella classe di Davide la storia si studia partendo dalla propria, anzi dalle fonti. Così insieme abbiamo cercato fotografie di lui piccolino, e biglietti e ricordi. Ed è lì che sono spuntate vecchie foto di me e Marco ragazzini, pischelli ignari di ciò che sarebbe stato. E una foto di me, ventenne, capelli lunghi e abbronzatura, un primissimo piano per due occhi molto grandi per una piccola donna. Ero bella e non lo sapevo.
Così ho pensato, guardando quella ragazza che mi somiglia ma non troppo. Guardando quel sorriso che raccontava molto più di quel che diceva. Forse devo imparare a guardarmi, così ho pensato guardandomi adesso. Se allora non sapevo, quante cose mi sono persa e mi perdo?
Per quanto grandi possano essere due occhi, quello che guarda davvero è la nostra mente, la psiche, la nostra storia. La fonte non è meramente visiva, è nelle tracce che impercettibili hanno scavato e scolpito la nostra idea di noi.
Oggi sono una donna diversa da quella ragazza, non indosso più maglie corte e abiti troppo attillati ma ho imparato a mettere lo smalto e la matita sugli occhi. Eppure, lo smalto non dura più di un giorno e mezzo e ho ancora difficoltà col fondotinta. Non che sia impedita, è proprio la fatica che faccio a espormi, alla vanità, all’essere vista. Come si fa a farsi bella quando dentro ci si sente sempre la tredicenne senza trucco con gli abiti larghi e le compagne avanti anni luce, e quella tuttora si vede guardandosi allo specchio? Si fa che ci si trucca per bisogno, per nascondere il pallore della tredicenne coi capelli sbagliati. Non per vanità, ma per insicurezza.
Da quella ragazza che era bella e non lo sapeva è nata una donna carina a momenti, per lo più col sole d’estate e le gonne corte. Che nonostante la tredicenne, ha avuto in dono un marito bello e due figli bellissimi! Si potrebbe intuire che il mio intento sia dire a quella ragazza: tranquilla, sei bella. Ma credo di aver trovato quella foto perché è lei a volermi parlare. A mettermi in guardia dai pensieri che ingabbiano. E mentre quella ventenne mi fissava, mi sono ricordata di qualcosa che il pischello le ha detto: sei bella e non lo sai. E questo, forse, ti rende più bella. Allora voglio bene a quella tredicenne, che poi è molte tredicenni che si sentono sbagliate, indietro, lontane, diverse. Perché sebbene condizioni il mio sguardo, forse della bellezza non è l’ostacolo ma la fonte.
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