Ti puzzano i piedi. Sudi come un pinguino nel deserto e questo vale ogni sera il gioco dei piedi puzzoni, ma soprattutto vale come test di paternità.
Quando vi conoscono, nove su dieci commentano: Davide è stupendo ma Claudio… So cosa intendono. Il tuo sorriso è un’esplosione. Ridi con la bocca che scoppietta, con gli occhi che si illuminano e con il naso che s’arriccia. Sei uguale a me ma tu sei molto più bello e contagioso.
Sei un grandissimo rompipalle. Obiettivo per il prossimo anno è toglierti il vizio di dover scegliere la tazza per il latte pure alle tre di notte. Ma cacchio, è buio, sei stanco, vuoi bere, e bevi da dove cazzo ti capita!
Tu non sei un nativo digitale, sei figlio di whatsapp. Durante il travaglio di Davide il telefono era a mille km da me. Durante il tuo, bombardata di messaggi che chiedevano notizie, per facilitarmi il compito ho creato un gruppo: “sala parto”. Papà in preda alla tensione scriveva fesserie per farmi ridere. Io in preda alle contrazioni lo facevo ridere di più.
Prima di andare in ospedale, papà doveva fare la cacca. Io e te glielo impedimmo. Così ti confesso le sue prime parole dopo la tua nascita: Tu ti sei liberata, io devo ancora andare in bagno.
Tuo fratello ti adora. E lo so che la cosa è reciproca ma voglio dire, ti è andata di culo perché non importa quanto litigherete per un gioco oggi o una ragazza domani. Lui è quello che ti ha difeso quando hai incontrato il primo prepotente della tua vita e quello che ti accarezza quando ti fai male.
Ci tengo a dirti che è bello anche il suono delle parole diverse da no. Per carità tu lo pronunci divinamente, con una convinzione invidiabile. Sto imparando da te la mia assertività. Però almeno: Ti chiami Claudio? Sì. Sì, lo puoi dire ogni tanto.
Nell’ecografia del terzo mese stavi col ditino puntato. Non hai mai smesso. La differenza è che ora gridi pure mentre lo fai. Delizioso, veramente…
Essere la tua mamma è la cosa più faticosa della mia vita. Sei uno strillone, un testardo, un ribelle, un casinista e soprattutto tu si pazz! (Ah sì, è anche la più divertente).
Non c’è giorno che non ti guardi pensando al giorno in cui ho rischiato di perderti. Quel terrore si trasforma in commozione, ogni volta. I tuoi salti miracolosi di allora furono solo la promessa di tutto ciò che sarebbe venuto. Quando ti chiedo quanti anni compi, rispondi sempre: Uno-due. Bravissimo, uno-due. Non si può saltare quel che ci ha portato a oggi. Tanti auguri, Claudietto.
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