Sei entrato a sorpresa nella nostra vita, in un momento in cui, dopo tanta attesa, proprio non ci pensavamo. Non che avessimo smesso di desiderarti. È che avevamo la testa piena, piena zeppa di altri pensieri. Nel bel mezzo di un dolore grande. Ché il dolore è così, ti svuota e al tempo stesso ti riempie tanto che non c’entra più nulla. E così è stata la tua attesa intera: un turbine tra alti e bassi. Come quel Natale, il primo senza nonno Giuseppe e il quarto senza nonno Angelo, in cui nel mezzo della tristezza assestasti il primo calcio sotto la mano di papà che carezzava la mia pancia. O come quando a cena fuori scegliemmo il tuo nome, Davide, l’amato, e io piansi, e tuo padre mi sfilò di nascosto la carta di credito dalla borsa per pagare, e in tanti al ristorante pensarono che le due cose fossero collegate.
Oggi compi quattro anni. Quattro. E a me sembra un salto, mi appari tanto più grande. O forse lo penso ogni anno. Però una novità c’è di sicuro.
Da che esisti ti pongo sempre la stessa domanda: Sei felice? Quando eri nella mia pancia rispondevi scalciando di gioia, da quando parli rispondi sì con un sorriso che mi scalcia il cuore. Ma in quest’ultimo anno no, spesso non te l’ho chiesto. Non per dimenticanza quanto per paura. Certi giorni conoscevo terribilmente la risposta. Ecco, se il dolore rende più grandi, tu sì, sei tanto più grande oggi.
Che sciocchezza quando invidiamo la vita spensierata dei bambini. Alcuni di loro affrontano difficoltà che certi adulti non conosceranno mai. Qualche giorno fa è nata la più piccola della famiglia. Anna, la battagliera. Nata con la fretta di venire al mondo, e cresciuta nei suoi primi giorni senza il calore della mamma. In poche ore ha già lottato e vinto, e ancora ha da lottare. E vincere. È piccola ma è grande.
Quest’inverno, Davide, hai scoperto che esiste la cattiveria. E che per quanto tu possa essere amato, questo può non bastare a proteggerti. Così hai iniziato a dire con forza “Tu sei cattivo” quando qualcosa non ti piace. Io ho 31 anni più di te e non so farlo ancora: guardare in faccia la cattiveria e chiamarla per nome. La combatto sì, ma forse con meno coraggio di te.
Oggi sei felice, canti di nuovo e balli, e sorridi e scalci. E io penso che l’amore a volte è così vicino al dolore. Non a caso la vita nasce per amore e viene alla luce con dolore, di madre e figlio. Solo per i grandi amori e per i dolori grandi, ti senti vuoto e pieno al tempo stesso. Come negli ultimi quattro anni, da quando mi hai svuotato il ventre e riempito la vita.
Le nuvole in foto sono quelle del laboratorio di volo realizzato per festeggiare il quarto compleanno di Davide con i suoi nuovi amici
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