Quando i cattivi maestri ti tolgono fiducia nella scuola, affidati ai migliori. Quelli di Hogwarts. Davide si accingeva al passaggio nella scuola primaria, o elementare, o scuola dei grandi, insomma quella, con un carico pesante di ansia. Allora, tra poco si comincia eh? Gli chiedevano tutti. E tutti rimanevano senza risposta.
Finché due cose si sono rivelate necessarie quanto naturali. La prima: credere in lui. La seconda: un pizzico di magia. Abbiamo costruito bacchette magiche, indossato mantelli, imparato formule, studiato lo smistamento, preparato bauli e gabbie coi gufi. Abbiamo giocato, tanto, tu Harry io Lily. Tu bambino tenero e coraggioso, io madre che protegge, ma da lontano. Mamma, accompagnami a Hogwarts. Certo, andiamo, ma io mi fermo qui: a Hogwarts i genitori non possono entrare. È un mondo tutto vostro, tutto da raccontare.
La sera prima abbiamo preparato due mini Patronus: un piccolo Harry Potter nello zaino e un piccolo Silente nella mia borsa. Bacchetta della professoressa McGrannitt alla mano, ecco l’ultimo atto preparatorio, prima di uscire: Protego maxima, fianto duri, repello inimicum.
Mentre Davide si lasciava avvolgere dall’incantesimo di massima protezione, pensavo: Sì, è un bambino magico. E lo è stato, lasciando coraggioso la mia mano per andare verso il suo treno. Come lo è stato alla sua prima lezione di nuoto e in tutte le sue prime volte, più difficili dai cattivi maestri in poi.
Ieri rileggevo una lettera che scrivevo a me stessa nei primi giorni di inserimento in asilo. Quanto avrei voluto abbracciarla quella mamma, e dirle: Io ti credo, credo in te.
Io credo nei miei figli e a volte, con fatica, anche in me. In questa madre che protegge, da lontano. È vero, non sempre possiamo proteggerli, ma senz’altro possiamo metterci un po’ di magia. Del resto, guardarli è già un incanto.
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