Tornavamo a casa e ascoltavamo musica in auto. Quella dello stereo davanti e quella dietro, delle voci dei piccoli. Siamo passati davanti al cimitero dov’è sepolto mio padre e d’istinto ho voltato lo sguardo. Non l’avevo mai, mai, visto di notte. Buio, con le lucine accese. Terribilmente buio.
Mi ha catturato l’angoscia, che ha stretto la gola e riempito gli occhi. Improvvisa, come il giorno che realizzai che mio padre stava morendo. Che ci stava lasciando, si dice. Ecco, ieri sentivo che eravamo noi a lasciarlo lì. Che colpa. Che solitudine. Che dolore.
Si dice che quando uno sta per morire vede tutta la sua vita passare davanti. Francamente quando anni fa ho corso questo rischio, io ho solo pensato: dunque è così che muoio? Una domanda, persino allora. E ieri sì, mi è passata la vita di mio padre, quella che è stata e quella che non è mai stata, con i miei figli, con il mio libro, con la nostra precarietà, la nostra nuova casa.
In questo periodo Davide si interroga molto sul concetto della morte. Ha cominciato chiedendo come fossero morti i suoi nonni e poi una sera, prima del bacio della buona notte, mi ha chiesto sottovoce: Mamma, mi elenchi tutti i modi in cui si può morire? Non me l’aspettavo davvero una domanda così splatter. Sono sempre per la verità ai bambini, con le parole adatte all’età. Ma lì, ammetto, non ho fatto l’elenco completo. Le malattie, gli ho detto, ce ne sono diverse che non si possono curare. E poi? E poi pensavo a tutti i morti della mia vita, tanti per cancro, due aneurismi e un incidente. Come facevo a dirgli di un incidente senza trasmettergli la paura di andare in auto? La vecchiaia, mi è venuta in mente all’improvviso. A volte si muore quando si è molto vecchi.
Domanda soddisfatta. Ma chiaramente non era l’unica.
Molti giorni dopo, sempre a letto, col suo pigiama e la sua voce tenera ha raccontato:
– L’altro giorno allo Smäland quei bambini dicevano che solo noi moriremo, e loro non moriranno mai
– E no, amore, non è possibile (Il mio siero della verità ha colpito ancora)
– Mamma ma è vero che un giorno moriremo tutti?
– Prima o poi, sì
…
– Mamma ma io non voglio morire
Gli ho dato ragione, gli ho detto che è vero, la morte è un pensiero che fa paura. Siamo stati un po’ in silenzio, forse presi ognuno dai suoi timori. E poi sottovoce gli ho detto: Sai cosa si fa quando si ha paura di morire? No, cosa? Mi ha chiesto speranzoso.
Si impara a essere felici della vita, a fare cose belle.
In questi giorni cantiamo spesso una canzone di Coco: Avremo un legame che vive per sempre, in ogni parte del mio corazon. Claudio, piccino, le prime volte cantava: Avremo le gambe…
Penso a quel cimitero buio e a mio padre che negli ultimi giorni voleva sempre una lucina accesa. È così che muoio, forse? Non nel buio ma nella sua paura. Parlando dei nonni, un mese fa, Claudio ha detto: Per fortuna che esistono le foto in casa dove ci siamo tutti. Nei ricordi si vive. Si fa luce. E i ricordi hanno le gambe.
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