Questa mattina ho fatto colazione guardando un servizio della trasmissione tv Le iene riguardante un noto ginecologo di Bari che avrebbe offerto le sue prestazioni sessuali per guarire donne dal papilloma virus. Ed è subito indigestione.
Sono sinceramente sconvolta. Dalla irrazionalità della proposta di cura, dalla volgarità del “Padre Pio dell’uccello” nel corso di una visita medica, dalla apparente reiterazione di questo comportamento. Nel mio peregrinare fra specialisti fortunatamente non mi sono mai imbattuta nel suo nome che pure mi dicono essere inserito fra i luminari, e non voglio dire che la mia reazione sarebbe stata diversa da quella delle pazienti che hanno subito questo trattamento. Ritengo il mio (non) vissuto personale francamente irrilevante.
Non vorrei neanche soffermarmi sulla distorsione profonda che ravvedo ogni qualvolta un’inchiesta si apre su un giornale o in tv anziché in procura. Ed è vero che persino l’esperienza personale mi insegna che i luoghi deputati alla giustizia sono fallaci, lo sono spesso, ma non mi rassegno a questa alterazione di competenze che porta sì a risultati immediati più tangibili ma a quale costo?
Vorrei dire invece cosa trovo di gravissimo in questa vicenda già così incresciosa che l’apertura di un fascicolo dichiarata dall’Ordine dei medici mi pare solamente il minimo. E qui si aprirebbe un capitolo sugli ordini professionali che forse è meglio non aprire.
Vorrei dire, ecco, che rispetto a quelle immagini e a quelle parole così spietate non mi ha sconvolto di meno la telefonata ad un’altra ginecologa che tranquillizza la paziente sul “nessun fondamento scientifico” alla teoria della “bonifica” di vagina, bocca e ano tramite le secrezioni del medico vaccinato contro il virus. Mi manda fuori di testa la sua affermazione di sapere a quale medico si riferisca, “non è la prima volta”. Non posso non soffermarmi sulla gravità del fatto che quando un reato viene replicato c’è sempre qualcuno che ha taciuto. E non è colpevole di meno.
Vorrei dire, infine, che sto leggendo moltissimi commenti rispetto alle donne che ci sono cascate. È un commento che capisco da cosa nasca ma non condivido, anzi, posso dire? Lo condanno. Perché dimentica che la relazione medico-paziente non è una relazione paritaria, che nasce con un* paziente in una condizione di fragilità, ancor più se di questa fragilità l* specialista si nutre a suo vantaggio.
E soprattutto lo condanno perché mi sembra che ancora una volta, sempre, si incorra nell’errore di pensare che la violenza degli uomini sulle donne sia colpa delle donne.
L’illustrazione è di Rupi Kaur
No Comments