Questa è la casa di cui sapevo solo l’esistenza. Mio padre l’aveva acquistata per fare un investimento e ogni tanto giocava a farne progetti per cambiarla. Per me. Questa è la casa che lui non ha mai visto. Io l’ho vista, eccome. Ma lui non c’era più.
Cosa dice mamma
Oggi mi è capitato in radio un regalo di 17 anni fa. Così bello che in verità lo riascolto ogni tanto e difatti la ricordo perfettamente a memoria, da allora. E mi ricordo, molto bene, quando Tricarico esordì con questa canzone, presentandosi al mondo: “Io sono Francesco“. Ricordo lo scandalo che suscitò quella parolaccia nel ritornello, invocando addirittura la censura. “Puttana la maestra“, non sia mai. Che si dica.
Ho letto tempo fa che nei Paesi del Nord Europa, in vetta alle classifiche mondiali come Paesi più felici, nascono circa due bambini all’anno con sindrome di Down. Questo perché, nel 98 per cento dei casi in cui la donna viene a sapere dell’anomalia genetica, la gravidanza viene interrotta volontariamente. I Paesi più freddi e bui sono i più felici. Freddi e bui.
Non solo Il Piccolo Principe. Antoine de Saint-Exupéry è autore di versi bellissimi anche in altre opere. Per esempio, in Lettera a un ostaggio, osserva: “La vita crea l’ordine ma l’ordine non crea la vita”. Se è vero che i miei figli, pur stravolgendo ogni equilibrio, hanno messo ogni cosa al suo posto, è pur vero che non è dall’ordine che sono nati. Non da uno schema preciso, non da un dato scientifico. Cosa ne sa la scienza, in fondo, di come sono nati i miei figli? Questo è tanto più vero se penso ai figli nati per adozione.
Quando stamattina sono arrivata davanti all’asilo, ovviamente in ritardo, mi sono accorta che la mia gonna, bianca, era piena di macchie. Io che ero partita convinta di aver scelto un abbigliamento carino, sono tornata consapevole di non avere speranze. Volevo raccontare di questa gonna elegante ma non troppo, e di questa maglietta, fatta a mano da un’amica, col profilo di Valentina, volevo raccontare di quanto tengo a questo capo del mio armadio, perché è un regalo speciale e perché Valentina mi ricorda mio padre, il perché non lo dico perché non volevo raccontare proprio tutto.
È dall’inizio dell’estate che provo a spiegare ai miei bambini che ci sono ore diverse per fare diverse cose. Non si può mangiare no-stop, la notte si dorme (questa è sempre venuta difficile), a quest’ora si fa silenzio, avete giocato tanto, adesso dobbiamo proprio andare. Ma più mi impegno a scandire le loro giornate cercando di coordinare le abitudini con le improvvisate, i loro ritmi con la mia sanità mentale, più mi rendo conto che sono loro a dettare il mio orologio, il mio calendario, il mio fuso orario. Che poi la fusa sono sempre io.
Arriva in spiaggia verso le 10. Scalzo, abbronzatissimo anche sulla pelata. Sotto indossa il costume e sopra una vestaglia di seta. Nera, con un enorme drago rosso sulla schiena. Sono anni che tutti i giorni mi chiedo se sia un souvenir di viaggio, magari il ricordo di una luna di miele con una moglie che ora non c’è o magari di una fuga improvvisa in cerca di compagnia asiatica. O piuttosto un acquisto a buon mercato all’ingrosso dei cinesi. In ogni caso è lui un biglietto umano per un viaggio mentale. Quante storie si potrebbero nascondere dietro quel dragone che ogni estate sbiadisce un po’. Quante storie può avvolgere una vestaglia di seta.