Come stai? Mi ha chiesto un’ex collega qualche giorno fa. La domanda più frequente e la più ostica. Le ho risposto d’istinto: tenacia e tenerezza mi sono compagne. Poi ci ho riflettuto, mi piace pensare che in questo momento di passi fermi non perda di vista chi cammina con me.
Cosa fa il mondo
Viviamo distanti.
E non è solo per la mancanza di contatto, di abbracci, di strette di mano, di pacche sulla spalla, di sussurri all’orecchio, di occhiolini, carezze, risate fuse insieme. Viviamo distanti a ogni videochiamata, quando ci avviciniamo a uno schermo, uno schermo, quando urliamo (che è il volume della distanza) e metà del tempo la passiamo a dire mi senti? Non ti sento. Con le voci metalliche o interrotte, o in pausa, o lontane. Distanti.
“Ma le guerre esistono davvero?”
“Purtroppo sì. Ci sono Paesi tuttora in guerra”
“E qualcuno è mai morto in una guerra?”
“Sì, moltissime persone. È per questo che tante famiglie scappano dalle loro case per venire qui. Vi ricordate quando vi ho detto di Salvini che non voleva accoglierli e li lasciava in mare?”
…
“Io, questa cosa, non me la sto scordando mai”.
Questo sarà un post banale. Come si fa a scrivere un ricordo di De André senza esprimere concetti già riferiti e meraviglie già sottolineate? Del resto oggi lo ha citato persino il Ministro dell’Interno, scegliendo il primo verso del Pescatore. Per ricevere omaggio dagli ascoltatori di Faber della scoperta che quei versi non li aveva capiti bene bene bene.